VINCERE IN CAMPO, E PERDERE DA TUTTE LE ALTRE PARTI
«Essere un allenatore significa anzitutto essere un educatore». È uno dei mantra più reiterati in qualsiasi corso di formazione federale, sia esso per allenatori, istruttori minibasket o quant’altro. È un dogma talmente abusato da essere diventato perfino cliché. Io ho sempre cercato, nel mio piccolo, di metterlo in pratica il più possibile. Lavorando tutti i giorni in palestra con ragazzi e ragazze di ogni fascia d’età, credo sia fondamentale accompagnarli passo per passo nella costruzione di sé stessi come giocatori e come persone, dentro e fuori dal campo. È un adagio facilmente condivisibile praticamente da chiunque ad un livello più immediato. E allora via le parolacce, via qualsiasi intervento che non sia costruttivo, e armiamoci di pazienza nel correggere qualsiasi scelta sbagliata nel rettangolo di gioco, e anche qualsiasi atteggiamento non adeguato sia al suo interno che lontano da esso. Poi però arriva il momento di provarlo per davvero: devi essere un esempio per questi ragazzi, devi aiutarli a capire qual è la scelta giusta; che sia un azione troppo egoista o un gesto di frustrazione in seguito all’errore di un compagno, l’allenatore deve intervenire e cercare con ogni suo mezzo di raddrizzare la sbandata dalla retta via.
E se accade che un tuo giocatore, un bambino poco più grande di 10 anni (!), metta le mani addosso ad un avversario (ripetutamente), si giri verso la panchina avversaria urlando «MUTI!» ad ogni suo canestro, zittisca pure l’allenatore avversario e - dopo una testata in pancia rifilata ad un bambino dell’altra squadra - si giri verso il pubblico di genitori avversari e gli faccia il gesto dell’ombrello, se accade tutto questo, tu allenatore devi intervenire. Perché un bambino è un bambino. E sebbene sia sbagliato giustificare ogni singolo sbaglio con la giovane età, ci può stare che un bambino sbagli. Non mi interessa sapere che difficoltà abbia incontrato il ragazzo sul suo percorso, che cosa l’abbia frustrato e perché reagisca in un determinato modo alle difficoltà. Devi essere tu, il suo allenatore, a prendere in mano la situazione e toglierlo
Certo, può capitare che il bambino in questione sia anche particolarmente bravo a giocare. E può capitare che la partita in questione sia combattuta, punto a punto. Forse è proprio questo che l’ha messo in difficoltà. E un vero allenatore sa che non è difficile togliere il proprio giocatore più bravo quando sbaglia una scelta. Perché togliendolo e aiutandolo a capire insegni a lui, e insegni anche al resto della squadra: nessuno è intoccabile, neanche il più bravo. Ma se lo lasci in campo per vincere una partita, magari di minibasket (dove il risultato finale dovrebbe essere l’ultima cosa che conta), allora stai proprio sbagliando tutto. Lui impara che può fare tutto quello che vuole, perché tanto è il più forte. I compagni imparano che solo il più forte può fare quello che gli pare. E il compagno che aspetta il suo turno in panchina, probabilmente si chiede: «neanche ora mi mette al suo posto?».
Che valori vogliamo insegnare a questi ragazzi con il nostro lavoro in palestra?
Io sono fiero di collaborare con società che mettono la crescita del ragazzo davanti al rendimento sportivo. Sono fiero, nel mio piccolo e sicuramente sbagliando spesso a mia volta, di provare a trasmettere tutto questo a un bambino che viene in palestra per imparare a giocare a basket, e forse ne esce arricchito anche su altri fronti. E sono fiero di aver perso una partita oggi, facendo giocare tutti i miei ragazzi un adeguato numero di minuti ciascuno. Perché la crescita di un gruppo e dei singoli che lo compongono DEVE passare attraverso le pari opportunità, e anche attraverso il mio intervento nell’aiutare un ragazzo che commette un errore. Altrimenti si finisce per vincere sul campo, e perdere da tutte le altre parti.
Luca Roncoroni
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Per fortuna in palestra tutti i giorni... di certo non darei in mano mio figlio a chi insegna queste cose...
Ed inoltre che persona è che si permette di giudicare queste cose ???? Senza conoscere le situazioni reali ?
Al di là di episodi o di una singola partita, procedi su questa strada, sulla TUA strada. E vedrai che alla fine le soddisfazioni saranno maggiori delle sconfitte tratte da un punteggio su un referto!